LA CASA DI NAZARETH

La casa di Nazareth accoglie molti ragazzi che vivono nei paesi di montagna che circondano Tambobamba...
L' idea di questa casa è venuta alle madri francescane che, lavorando assieme ai padri agostianiani, si sono rese conto che la realtà dei ragazzi in età scolare era molto difficile...
Ore ore di cammino prima di arrivare a scuola...a piedi, senza un' alimentazione sufficiente. Dopo il cammino lo studio...con quali energie? e il ritorno?
I più "fortunati" erano accolti da parenti, ma niente è gratis...risultato? tanti piccoli schiavetti dediti ai servizi pesanti, come raccogliere la legna badare agli animali, pulire la casa....
Tutto questo non si sposava bene con una buona istruzione serena e proficua.
Nel 2000 è stata costruita questa casa...è davvero bella!
I ragazzi vi arrivano la domenica sera e ritornano nei loro paesi il venerdì pomeriggio!
Curioso vederli partire, compostamente in fila con i loro zainetti.
Nella casa trovano comodi letti su cui dormire, stanze tranquille dove poter studiare, una mensa che gli assicura la loro "comida" quotidiana.
Sembra tutto perfetto...lo è in parte, non si deve sempre dire che le cose non vanno, vanno sottolineate anche le cose fatte bene! e davvero questa, con la casa del Nino, è un' opera davvero riuscita!
Il neo è sempre lo stesso...poter mantenere tutta la "macchina" costantemente!
Ecco che arrivano gli aiuti umanitari che sopperiscono alle carenze economiche.
Le maggiori difficoltà?
dar da mangiare a tutti! 20 soles la retta mensile....5 euro!!!!
Ovvio che è una cifra forfettaria...che serve solo per garantire un minimo...ma minimo minimo minimo!!
Le madri per integrare, chiedono alle famiglie di portare, quanto possono,in alimenti!
Altro problema , pagare i collaboratori, qualche professore non di ruolo, che aiuta nel dopo scuola i ragazzi.
Quest' anno mi hanno detto che non li potranno pagare!
Altra necessità, la creazione di una biblioteca ben fornita...
 DI COSE DA FARE CE NE SONO PARECCHIE!!!!

ASPETTIAMO IDEE!!! 

                                                                                                             di Martha Antola